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ESTRATTI DALLE PRINCIPALI RECENSIONI del cd SMALL DAY TOMORROW (febbraio /giugno 2004)
07/03/2008

ESTRATTI DALLE PRINCIPALI RECENSIONI del cd
SMALL DAY TOMORROW
(febbraio /giugno 2004)

SWING CON L'ANIMA. Dedicato a Irene Kral. Non Diana Krall, la bionda pianista-cantante, celebre soprattutto per il parallelo (un po’ forzato) con il gigante Nat King Cole. Irene Kral, scomparsa nel 1978 a poco più di 40 anni, non è mai diventata famosa come Diana, ma il suo canto raggiungeve vertici artistici sublimi. Bene: a dispetto della dura legge dell’apparire, è a Irene Kral e non a Diana Krall che s’ispira la giovane cantante viareggina Michela Lombardi, che con Small Day Tomorrow firma un album maturo ed elegante, ricco e vario, di grande spessore artistico e di vero, raffinato swing. Accompagnata da un quartetto di giovani e bravi musicisti toscani, michela lascia da parte le civette della musica di consumo a malapena spruzzata di jazz per tuffarsi nel repertorio amato dalla Kral, splendido ma difficile, e calandosi con scioltezza e intelligenza in brani di forte appeal jazzistico, da Comes love a The meaning of the blues. Musica d’atmosfera, dal blues alle ballad, con molta anima e un gusto sopraffino. [Roberto Parmeggiani - FAMIGLIA CRISTIANA 30 maggio 2004]

Scoprire tesori nascosti del jazz americano e raffinati brani di autori minori? Si può anche dalla Tocana e ci è riuscita con dedizione e sensibilità Michela Lombardi, cantante camaiorese, che ha pubblicato «Small Day Tomorrow» (distribuzione Philology) dedicato a Irene Kral (niente a che vedere con la bionda signora del jazz di oggi!), una cantante straordinaria dalla storia agrodolce. La Lombardi, accompagnata da un buon quartetto con Luca Giovachini alle chitarre (molto attivo dai dischi di Geri a quelli di Panattoni), Nino Pellegrini al contrabbasso, Riccardo Jenna alla batteria e Piero Frassi al pianoforte, dà dimostrazione di destreggiarsi fra classici minori del jazz che la Kral fece suoi e compone un brano in tema con l’andamento mai estremo del disco. Michela Lombardi […] pare trovarsi a suo agio nelle atmosfere più adulte del jazz di autori come Sammy Cahn, Bobby Troup e Lew Brown che del jazz statunitense sono i grandi classici. […] è proprio l’idea della rilettura di un interprete minore a colpire, e ciò di cui si ha più bisogno nel jazz è di idee che abbiano le gambe lunghe. [Ernesto de Pascale - La Nazione 3 marzo 2004]

Alzi la mano chi ha mai sentito parlare di Irene Kral. No, non la bionda neo-moglie di Elvis Costello, che tra le altre cose si chiama Diana, possiede una L in più nel cognome e soprattutto a confronto di Irene ha sicuramente avuto maggior fortuna. Irene Kral è stata una cantante jazz scomparsa poco più che quarantenne nell'agosto del 1978, poco nota al grande pubblico ma ancora oggi ammirata ed amata da molti musicisti (tra cui la più famosa amica Carmen McRae, la quale ammise di attingere al suo repertorio in quanto il gusto della Kral nella scelta dei brani si distingueva per raffinatezza ed intensità).
L'omaggio che Michela Lombardi e il suo quintetto le tributano è non solo degno di nota ma va annoverato come una vera e propria sorpresa. Interprete dalla spiccata personalità, dotata di voce dalle sfumature blues, la Lombardi anche con il contributo di una sapiente produzione, non resta mai invischiata nella trappola dell'interpretazione standard. C'è sensibilità e degli ottimi musicisti che sanno ricreare le sonorità che erano il fiore all'occhiello della sfortunata cantante americana e per la capacità di uscire dai rigidi clichè della musica jazz vocale. [Antonello Mura - IL SECOLO XIX WEB – 21-02-2003]

Chi ha mai sentito parlare di Irene Kral? Era una cantante, scomparsa nel 1978, il cui gusto nello scegliere le canzoni tra gli standards e quelli che lo sarebbero diventati era ben noto ai musicisti che l’ammiravano, come l’amica più famosa Carmen McRae, la quale ammise di attingere alle sue scelte, che si distinguevano per raffinatezza e intensità. Perciò le dedica questo splendido tributo Michela Lombardi, viareggina, classe 1973, dotata di una voce calda dalle sfumature bluesy e soulful, e di una sorprendente maturità espressiva che rifugge i cliché del jazz vocale. I musicisti, tutti eccellenti, ne condividono lo spirito «trasversale»: così uno swing come Comes Love (già riproposto da Joni Mitchell in “Both Sides Now”) diventa una rumba-afro alla Cassandra Wilson, e il classico The Meaning of the Blues inizia con una chitarra quasi grunge. Tra jazz, blues e soul.  [Elisabetta Cosci - E’SABATO (rivista delle Poste Italiane)]

Michela Lombardi, trentenne, […] insieme al suo quintetto & guests esordisce nel mondo del jazz vocalese con questo cd. Se fosse un’attrice (guardando la foto di copertina potrebbe…) sicuramente sarebbe una seguace del metodo Stanislavskij, tanto è naturale e appassionata la centralità della sua interpretazione in questo suo lavoro. […] una ricerca che fa della pulizia e dell’integrità d’intenti i suoi punti di forza…
[ Luca Buti - JAZZ MAGAZINE giugno 2004]

…questa cantante di Viareggio ha già alle spalle una quindicina d’anni di carriera tra concerti e collaborazioni. Non è quindi un’esordiente da promuovere come l’ultima novità del settore: ha già pubblicato in Italia e in America, arrivando anche al dodicesimo posto nella classifica di Billboard.
Le uniche voci da cui lei si fa trainare sono quelle che hanno contribuito alla sua formazione, da Joni Mitchell a Carmen McRae.
“Small day tomorrow” non è un disco di una vocalist impegnata a combinare pop, soul e qualche vaga atmosfera jazz. Michela Lombardi è una di quelle voci che va a fondo: non è un caso che l’album sia dedicato alla misconosciuta Irene Kral, di cui vengono reinterpretate ben sette canzoni.
Brava nella scelta di un repertorio non abusato e affine al proprio stile quanto basta da lasciare comunque margine alle interpretazioni, Michela ha costruito un disco con un quintetto di musicisti toscani, tra i quali è fondamentale l’apporto di Piero Frassi al piano e alle tastiere. Ciò che colpisce è l’attenzione riservata all’intensità, allo spirito della canzone, come era nell’approccio della stessa Irene Kral e anche di un’altra grande voce più recente, come quella di Sarah-Jane Morris (guarda caso anche lei autrice di un grande album di cover come “August”).
Oltre che l’impostazione, Michela ha attinto dal passato un approccio essenziale, molto soulful e bluesy, che permette, a lei che è bianca, di assumere sfumature black.   L’iniziale “Comes love” si trascina come un blues torrido con tastiere e percussioni che si muovono sul fondo: dal blues Michela ha imparato a creare un’anima alle sue interpretazioni e a non staccarsene nemmeno quando lascia vibrare la voce. Splendide sono la title-track, con tanto di armonica, e “Guess I’ll hang my tears”, appena unplugged, quando la voce si muove in stanze buie, illuminando antri nascosti e rivelando antiche eleganze.
Quello di Michela Lombardi è un palazzo abbandonato alle cui finestre si affaccia un tempo lontano, forse per liberare lo spirito dalle battute del blues come in “Lunatic lullaby” o per prendere qualche boccata d’aria fresca, come con i tocchi di chitarra di “The meaning of the blues” che risuonano vagamente grunge.
Di sicuro, tra le voci femminili sentite ultimamente, la sua è una di quelle che si pone con più coerenza nel contesto del blues e del jazz. [Chistian Verzeletti – www.mescalina.it]

Michela Lombardi, 30 anni, di Viareggio, è partita dall’America: nel 2001 è addirittura entrata nelle classifiche del soul, […] col nome d’arte di Malina. Laureata in filosofia, dalla voce morbida con sfumature inattese per il jazz che le consentono però di spaziare fra gli stili, Michela ha pubblicato “Small Day Tomorrow”: un brano suo (in inglese) e dieci pezzi dedicati al repertorio di Irene Kral, interprete scomparsa quarantenne nel ’78 e considerata fra le più importanti della storia. […] L’artista toscana ama cantautrici e jazz allo stesso modo: “Non mi piacciono le etichette all’italiana. Cassandra Wilson fa anche blues ma la considerano una jazzista, vorrei riuscire a non farmi confinare”. Lei quando scrive si ispira a Joni Mitchell, quando è sul palco cerca “la sobrietà, pur non rinunciando a certi abbellimenti tipici del soul”.
[ Andrea Pedrinelli - L’AVVENIRE 13 aprile 2004]

Il cd della cantante toscana contiene brani di diversa provenienza stilistica. Già il primo, in sol m, evidenzia quindi l’approccio misto proposto: le sigle, a volte leggere, con qualche basso obbligato nelle progressioni, come in molta musica orientata al pop, e dal pop provengono alcuni brani; ma discreta libertà è lasciata ai musicisti, come nella coda proprio del brano stesso, sviluppata da un’idea rumba-afro di Jenna in solo, con cassa grave e molle, rullante senza cordiera, approccio tamburistico, china o grande ride e piatti dal timbro atipico (come nel suo stile). Ottimo il pianismo raffinato del noto Piero Frassi, che conosce il Rhodes e sa ottenere il tipico intreccio timbrico con la chitarra el., e sfoggia conoscenze e tecnica a tutto tondo; Nino nel ruolo di coniugare armonie spesso triadiche con esigenze di maggiore ricchezza armonica, e nello stesso tempo conciliare una solidità metronomica dovuta allo stile compositivo di molti brani con tentazioni –sane- interpretative dei suoi soci, dovute alla provenienza culturale di molti di loro, essenzialmente jazzisti. Alessandro Riccucci improvvisa 2 A da 8 batt. inIt isn’t so good, in mi reale, do# sul suo strumento, con agilità e stile. Luca Giovacchini sposa ora un suono ‘pulito’ e il bop, ora effetti di qualità, ora un finger picking esperto: si può essere chitarristi ‘extracolti’ (non lo dirò mai più, giuro) completi. Ancora un sol per il 3° brano, dal tema prelibato; appaiono John Taylor, Hancock, una sinistra sicura e un dinamico lancio per lo special. In generale, il tentativo è di coniugare stilemi di diverse aree stilistiche. Ad esempio, in Small Day Tomorrow (mi m) non si usano le bacchette sul 6/8; il solo di armonica è ricco di patterns gustosi e frasi più leggere e bluesy; interessante l’apertura finale in la lidio. Il brano successivo termina curiosamente con accordo identico, un semitono sotto; The Meaning Of The Blues, la m, con tutti i quarti sul bordo del rullante, ma il ride libero; triadi, ma il basso accenna a pedali, e qua e là leggere e efficaci sostituzioni moderne. That’s All, fast in Sib, apre con un gran duo basso-voce. L’ original Lunatic Lullaby, sol m, è scritto con conoscenza; ancora coda in apertura (mi dorico). Interessante: suonare brani leggeri con il piacere della complessità, brani jazzistici con ariosità leggera, brani ibridi con tecniche raffinate, stando nel mezzo con amore. Può non funzionare, qui funziona. Michela Lombardi è intonata. Segnatevelo. Non a caso si ama Joni Mitchell. [Andrea Pellegrini - dalla rivista CONTINUUM]

 


 

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